Cemento Armato
“[…] Quando
Quinto saliva nella sua casa, un tempo la vista dominava la distesa dei tetti
della città nuova e i bassi quartieri della marina e del porto, più in qua il
mucchio di case muffite e lichenose della città vecchia, tra il versante della
collina a ponente dove sopra il porto s’infittiva l’oliveto: ora più nulla, non
vedeva che un sovrapporsi geometrico di parallelepipedi e poliedri, spigoli e
lati di case, di qua e di là, tetti, finestre, muri ciechi per servitù contigue
con solo i finestrini smerigliati dei gabinetti uno spora l’altro.” Italo
Calvino, La speculazione edilizia, 1957
Negli anni '60 e ‘70 il boom edilizio devastava l’Italia e costruiva ghetti
contemporanei sparsi per tutto il “Bel Paese”.
Le Orme nel 1971 cantavano in Cemento armato:
“ Cemento armato la grande città / Senti
la vita che se ne va / Vicino a casa non si respira / E’ sempre buio ci si
dispera / Ci sono più sirene nell’aria che canti di usignoli / E’ meglio
fuggire e non tornare più”.
Questo lavoro è uno spaccato del quotidiano in
un quartiere, dove lo Stato cerca di far sentire la sua presenza in un
territorio ormai allo sbando. Giornate durante le quali la musica neomelodica è
totalmente coperta dalle sirene e dal rumore delle pale dell’elicottero che sorvolano
il quartiere. Giornate in cui gli abitanti lasciano la scena ai palazzi
rendendola quasi una città fantasma, dove la presenza umana diventa rara e va
quasi scomparendo. Il contesto, l’architettura e l’elemento umano si fondono
per dar vita ad un mostro sociale. Questo è solo uno dei tanti creati da una
politica scellerata, sparsi in tutta Italia, nei quali gente onesta si trova
stretta in un sopravvivere quotidiano caratterizzato da una legge “diversa” da
quella dello Stato. Un quartiere dove non esistono regole del vivere civile ma
solo quelle del più forte. Cemento Armato è ambientato a Librino, ma potrebbe
essere, per la sua struttura architettonica e la difficoltà del vivere
quotidiano, una qualsiasi banlieue europea dove l’uomo viene confinato in una
gabbia, come un problema sociale senza soluzione, senza che la politica si
interroghi realmente della causa di un disagio sociale così vasto. La classe
politica non si occupa delle persone del quartiere che diventano invisibili
alla città. Diventano persone solo quando ci si avvicina alle elezioni. Queste
città sono mondi separati, due città nella città, dove la creazione di
agglomerati non ha fatto altro che aumentare il divario tra le genti,
impedendone un vero inserimento, una osmosi naturale, alimentando quel divario
fatto di usi, costumi, cultura, leggi morali ed etiche differenti. Sembra quasi
il realizzarsi del famoso film di John Carpenter, 1997: Fuga da New
York:
“[…] Quella che un tempo fu la libera
città di New York diventa il carcere di massima sicurezza per l'intero paese.
Un muro di cinta di quindici metri viene eretto lungo la linea costiera di
Jersey, attraverso il fiume Harlem, e giù lungo la linea costiera di Brooklyn.
Non vi sono guardie, dentro il carcere. Solo i prigionieri e i mondi che si
sono creati. Le regole sono semplici: una volta entrati, non si esce più.”
Lo Zen, Librino, le vele di Secondigliano, il serpentone del Corviale per
citare solo alcune delle realtà italiane sono diventati quartieri dormitorio
utili solo alla crescita di fenomeni di rabbia sociale. Come in Stalker di
Andreij Tarkovskij queste parti di città si sono trasformate in
"zona", aree misteriose dell'immaginario collettivo, ma sono
purtroppo ben lontane dalle visioni del regista russo. Cemento Armato è quindi
un viaggio, un viaggio sociale, che svela la "Zona" nella sua
dimensione umana.
Una misera condizione rapportata ad una realtà europea che mantiene e continua
a percorrere gli stessi errori da millenni creando ciclicamente le identità dei
diversi isolandoli nei ghetti sociali che ogni società crea per far vivere
serenamente un’altra parte di città. La città “buona”.
Oppure Cemento Armato altro non è che un viaggio introspettivo. Uno specchio
tra collettività ed individuo, dove ognuno, nella propria misura, conserva,
protegge e nasconde un lato "oscuro", allontanandolo dalla società o
confinandolo in un sottosuolo interiore, riproponendo l'eterno fallimento
umano: non far comunicare le due parti di se, continuando a creare quella
doppia personalità necessaria per il quieto vivere della parte buona da
mostrare in pubblico.
Riccardo Colelli.